Come si fa a riacquistare la gioia di correre

Durante tutto il periodo che va da almeno tre milioni di anni prima di Cristo alla fondazione delle prime città intorno al 5000 a.C., i nostri antenati sono stati in moto. Camminavano, andavano a caccia, raccoglievano il cibo, migravano e probabilmente correvano, sia durante la caccia che in momenti di pericolo. In Cina, si è scoperta di recente la tomba di una ricca principessa vissuta e defunta più di duemila anni fa; e in questa tomba è stato trovato il corpo assai ben conservato di una donna. I medici cinesi si sono trovati in condizione di effettuare una vera e propria autopsia, e da questa si sono avuti i seguenti risultati: la donna era morta per un attacco cardiaco; era evidentemente ricca, sofferente di obesità, aveva avuto dei figli, aveva sangue
di tipo A, ed era morta all’improvviso e insieme al corpo vi erano i medicamenti vegetali che ancor oggi vengono prescritti dai medici erboristi cinesi per le malattie cardiache, come cinnamomo, corteccia di magnolia e grani di pepe. La donna aveva cinquant’anni. Il fattore chiave è il fatto che conducesse una vita sedentaria. In qualche modo, era un prototipo dell’uomo contemporaneo, con il benessere e il modo di vita sedentario, stabile e urbanizzato che lo caratterizzano.
----------
In qualsiasi società, una delle funzioni del mito e della religione è quella di offrire all’individuo una guida alla comprensione della struttura e del funzionamento del suo mondo interiore. In questo modo, leggendo i miti dell’antica Grecia, siamo in grado di vedere l’anima, o la psiche, degli antichi greci proiettata nei vari miti, sogni, tragedie e commedie. Essa viene così idealmente riflessa su tutti i membri della società, e fornisce loro certi criteri per comprendere meglio se stessi. In circostanze ideali questo processo può condurre all’illuminazione, all’arricchimento spirituale e alla realizzazione personale. Nell’antico Oriente, ed ancor oggi nelle società totalitarie, il principio dell’individualità, dello sviluppo dell’io della persona singola, è scoraggiato, inibito, e se possibile addirittura distrutto. Sono invece promossi e magnificati i ruoli sociali ideali, gli archetipi dell’ordine sociale. L’individuo, di conseguenza, viene programmato in modo da vedere come unico ruolo positivo e soddisfacente quello che gli viene conferito dalla società; e questa società dedica infatti ogni sforzo a ricompensarlo per il suo onformismo. Tutto ciò si traduce in un attacco alla creatività ed alla spontaneità. La personalità creativa viene distrutta dal peso schiacciante di una cultura assolutista, e l’individualità scompare. Questa demolizione della personalità creativa rappresenta forse una delle conseguenze più significative e spaventose del nostro mondo
superindustrializzato. In qualche modo ce ne rendiamo conto, e cerchiamo rifugio in qualsiasi cosa che ci prometta di condurci fuori da questa lugubre distruzione della nostra individualità. E così, veniamo attratti dallo Yoga, dallo Zen, dalle nuove concezioni religiose, dalle droghe, dalle mode dietetiche; qualunque cosa, insomma, ci possa aiutare a venirne fuori.
--------------
Con la disfatta dei Persiani (a Maratona nel 490 a.C) , lo spirito polemico dell’uomo occidentale, nutrito della speranza dell’individualità, aveva vinto una grande battaglia. I greci erano consapevoli del suo significato. In genere, si portavano i loro morti a casa. A Maratona li seppellirono in un immenso tumulo, e su questo innalzarono dieci colonne, una per ogni tribù ateniese, sulle quali scolpirono i nomi dei caduti. Seicento anni più tardi, lo storico Pausania poteva ancora leggere i nomi scolpiti sulle colonne. Pausania racconta che il campo di battaglia era infestato dagli spiriti, e che di notte vi si potevano sentire i nitriti dei cavalli e il
frastuono del combattimento. Ancor oggi alcuni sono convinti che a mezzanotte di un certo giorno di settembre si può ancora cogliere l’eco di quella battaglia dall’immenso significato per la storia dello spirito umano. Le idee di democrazia e di individualità trovarono immediata risonanza in tutta la Grecia. Eschilo, poeta e tragediografo greco, aveva personalmente partecipato alla battaglia di Maratona. Quella battaglia mise le premesse per quei brevi anni che vanno sotto il nome di Età Aurea della Grecia, in cui l’arte e le idee conobbero una straordinaria fioritura. Ma gli ideali di individualità sono assai fragili. La nozione per cui l’uomo era un agente dello Stato o della Chiesa non tardò a reintrodursi. Molto tempo è passato, e altri popoli, altri uomini, hanno dovuto combattere per mantenersi aggrappati a quel sottile filo che ci viene dal passato. Il concetto di individualità ha continuato ad essere assai fragile. Nel mondo contemporaneo è ancora vivo, ma in condizioni abbastanza precarie. La disputa fra Oriente ed Occidente ha perso le sue caratteristiche geografiche, e la creatività e l’individualità devono affrontare pericoli tanto temibili quanto lo era quello dell’antico Oriente, pericoli nascosti sotto l’aspetto seducente dello pseudopatriottismo, degli pseudovalori e della pseudoreligione. Questa concezione dell’individualità è tanto difficile da afferrare che ha riscosso fino ad ora un successo limitatissimo, e molto ha sofferto dalle scoperte della scienza. Darwin ha fatto crollare ogni speranza che noi fossimo stati creati, così come siamo, da Dio in persona. Copernico ha dimostrato che non siamo il centro dell’universo. Freud ha sostenuto che siamo vittime inconsapevoli del nostro inconscio. La genetica afferma che siamo programmati in anticipo fin dal momento del concepimento e le scienze sociali ci additano l’immenso peso che ha sulla formazione della nostra personalità l’ambiente in cui viviamo, ghetto o periferia urbana che sia. In qualche modo, tuttavia, le tracce del principio dell’individualità sono riuscite a sopravvivere.
--------------
Uno dei presupposti fondamentali della maratona, come la si corre oggi, è che ciascuno deve in definitiva fare la sua corsa da solo. Può e deve farsi aiutare da altri nell’allenamento e nella preparazione. Ma in ultima analisi vi si trova da solo, come individuo che mette alla prova e scopre se stesso. E una singolare celebrazione dell’individualità. Mentre mi alleno per una maratona e spesso quando ne corro una, mi capita di chiedermi se in un qualche modo a me ignoto non
sono legato, attraverso il tempo, agli eventi che diedero luogo alla prima maratona. E dopo aver cercato ancora più a fondo le differenze significative tra Oriente e Occidente, ho scoperto che il concetto di individualità ha una sua storia; e uno degli aspetti di questa storia è la leggenda del Graal. La leggenda del Graal ha per noi una grande importanza, dato che, se troveremo il Graal, la desolazione sarà redenta. Il segreto psicologico del Graal è che la desolazione ha superato le
nostre difese e adesso si trova in noi, scavalcati i confini, e ricopre le nostre anime con una tinta fumosa, uniforme. Partire alla ricerca del Graal, dunque, rappresenta un dovere per ciascuno di noi, se vogliamo veramente redimerci. Avevo scoperto che ad onta di tutti i miei sforzi ero caduto vittima delle forze del nostro tempo, della vita stabile e sedentaria, della tensione, della civiltà urbana. Mi dirigevo a testa bassa verso la morte fisica per attacco cardiaco, ed ero già tra le braccia della morte spirituale. La visione del Graal se n’era andata, e con lei se n’erano andate speranza e bellezza.
Normal 0 14
Passi d’autore (Tratto dal n. 170 del 10 gennaio 2012 di Spiridon Italia – Edizione Telematica- Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.)
Per salvarsi la corsa alla ricerca del Santo Graal
(Tratto dal n. 170 del 10 gennaio 2012 di Spiridon Italia – Edizione Telematica- Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.)
Thaddeus Kostrubala (The of Running, 1976, traduzione di Bernardo Draghi, editore Cappelli 1979) è uno pschiatra che “la diritta via aveva smarrita” e si avviava alla doppia morte. “Nel mezzo del cammin” è illuminato da Santa Corsa che ai tempi di Dante era così connotata: “Quando li piedi suoi lascian la fretta, che l’onestade ad ogni atto dismaga…” Nel Canto III del Purgatorio l’uomo che si affretta (correndo) smarrisce ad ogni atto la dignità. Anche per i Romani dei Cesari di “panem et circenses” la corsa era disdicevole, associata alla fuga della ladro. Per l’uomo incivilito (si fa per dire) del terzo millennio il ritorno alla corsa quotidiana è l’ancora di salvezza dalla malattia ipocinetica diagnosticata da Kraus e Raab negli anni ‘60. In Gioia di correre l’excursus dal bipede umano che conquista la posizione eretta alle corse inesauste dei Tarhaumara e degli aborigeni australiani. È rievocata la madre di tante battaglie nella Piana di Maratona e la leggenda di Fidippide è decodificata come il prevalere dell’individuo da offrire come modello di comportamento ad una società che tende a massificare nel consumismo. Thaddeus eleva il Santo Graal dal mito leggenda nel romanzo Parçeval di Chretien Troyes, la ricerca della Coppa dell’Ultima Cena. Kostrubala nella seconda parte espone le sue esperienze corredate da suggerimenti dei mezzi di allenamento e nella dietetica. Sono trascorsi 33 anni dalla pubblicazione e Gioia di correrenon ha perduto la sua suggestione ed ha visto la luce 4 anni dopo Spiridon che con il trascinamento “trascendente” gli Noel Tamini e
Yves Jeannotat e dei suoi corrispondenti, tra questi dall’Italia Giors Oneto, divulgava la corsa in tutte le sue espressioni.
Pino Clemente
- Pubblicato in Allenamenti
- Scritto da Giorgio Santoni